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Giuseppe Galimberti Architetto

Decido di raccontare la mia vita con racconti e disegni raccolti negli anni, ma in fondo questa è la mia vita.

 

Guadare la corrente del fiume è importante per capire la dimensione del mondo. Non andavo ancora a scuola, l'acqua che correva nel mare, mai visto, riempiva di sogni l'estate. Costruii una barca, la chiamai Pamela, verificai l'esattezza del principio di Archimede, scesi più volte sulla corrente con l'amico liceale.

 

Osservare la realtà da un punto di vista diverso fu pausa necessaria a capire. Trovai a Lecce una città ricamata nel tufo, le marce portavano ad un mare che si fracassava su rocce rivestite di rosmarino e di salvia, pozze d'acqua salmastra le sapevi presenti dall'odore acre del sale e delle alghe.

 

Divenni ufficiale, mi assegnarono lo spazio alpino come sede della mia attività. Trovai a Merano un città dove si svolgeva la vita in modo completamente diverso da quello di Sondrio. Il Passiro, torrente che scorre nella città, è vivo, sulle rive, alla festa, le bande di ottoni tirolesi si esibivano in gare di bravura: strumenti, costumi, musica, canoe sul torrente, sono parte di quell'Europa che ti piacerebbe fosse capita dal nostro moderno.

 

Passavano gli anni, il mio mondo non era possibile. Urbanisti non in grado di immaginare il mondo come armonia tracciavano linee sulla carta, il piano lo trasformarono nel pancotto urbanistico caro al terziario, la montagna in spazio per il suo riposo, dove cavalli e cervi vivevano assieme oggi si muovono motoslitte di vip abbronzati con gli occhiali da sole, il silenzio è andato lontano.

 

L'architetto è diventato un telefono, l'opera che va progettando è un insieme di ordini impartiti a produttori lontani, bastano pochi minuti per creare forma che non può appartenergli nè chi l'userà potrà riconoscersi in essa: si sta costruendo il mondo di noia che tanto piace al Dio senza mito.

 

E' un processo irreversibile? La storia insegna di no, la storia è fatta anche di uomini attenti: il numero ha sempre accettato quello che da solo non riesce ad esprimere. Il tempo della velocità ha dimostrato i suoi limiti, il futurismo aveva scavato nell'utopia rendendo reale il sogno di rendere più piccolo il mondo; il costruttore di eliche, nei suoi racconti, descriveva il passo della vite, la velocità periferica e lo sforzo sopportato dal legno.

 

Il sonno è parente stretto della morte, il risveglio è sempre un nascere, esso sa metter da parte la figura tragica vestita di ossa con la falce nelle sue mani.

 

 

 

                                                                    

© 2016 Studio Giuseppe Galimberti

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